Food

Il settore agroalimentare e quello più ampio del “food” rappresentano un asset fondamentale dell’economia nazionale.

Per il 2017 l’industria del cibo ha visto un aumento sia del fatturato complessivo (+1,5%, pari a 134 miliardi di euro), sia delle esportazioni (+5%, 31,6 miliardi di euro). Le potenzialità del sistema food italiano sono particolarmente significative in termini di esportazioni: secondo le elaborazioni del centro studi di Federalimentare su dati Istat, l’export del settore agroalimentare, rispetto a quello totale dell’industria italiana, è cresciuto nel periodo 2000-2016 del +144,5%. 

Le grandi diversità territoriali e climatiche che si sono plasmate in culture, storie e tradizioni hanno permesso di affermare identità alimentari e produttive uniche in termini di prodotti e saper fare. Questo scenario ha portato alla formazione di un gran numero di piccole aziende, molto spesso a conduzione familiare, che di fronte alla difficoltà di competere sul prezzo hanno puntato sulla valorizzazione dell’unicità dei propri prodotti. La Campania e la città di Napoli hanno una storica identità legata al cibo e al modo di consumarlo, riconoscibile e riconosciuta nei contesti internazionali.

 

SCOPRI ALCUNI CASI STUDIO

In questa sezione sono rappresentate alcune buone e creative esperienze italiane, partite dal basso ma capaci di conquistare delle solide posizioni nel settore:

Alcune FAQ su NORMATIVE e REGOLAMENTAZIONI DI SETTORE

Con quale forma di impresa sarebbe possibile intraprendere un’attività di social eating?

Una delle possibili vie per intraprendere un’attività di social eating potrebbe essere l’avvio di una micro-impresa alimentare domestica (c. d. IAD), una realtà nuova e in via di espansione. 

Occorre precisare che la micro-impresa domestica alimentare deve considerarsi attività di lavoro indipendente: infatti, dal punto di vista della normativa di settore, è una piccola impresa inquadrabile nel settore artigianato.

Quali sono gli adempimenti formali per l’inizio dell’attività?

Gli adempimenti principale sono i seguenti:

- iscrizione alla Camera di Commercio e richiesta di attribuzione della Partita IVA;

- adempimenti previdenziali presso l’INPS;

- presentazione della SCIA  (Segnalazione Certificata di Inizio Attività)

Si fa presente che oggi esiste la c.d. “Comunicazione Unica”, che  semplifica il rapporto tra le imprese e la Pubblica Amministrazione mediante l’utilizzo di un’unica procedura per gli adempimenti degli interessati nei confronti delle Camere di Commercio, dell'Agenzia delle Entrate, dell'INAIL e dell'INPS:

Qual è il regime fiscale ipotizzabile per una microimpresa domestica?

Ai fini fiscali, l’artigiano è un’imprenditore; quindi il reddito prodotto dalle imprese artigiane, ai fini delle imposte dirette, è qualificato come reddito di impresa. Pertanto, si applicano le norme previste dall’articolo 56 del D.P.R. 971/1986 per la determinazione del reddito di imprese.

Si segnala che è previsto un regime forfettario per le imprese minime, con applicazione di un’imposta sostitutiva del 15% sul reddito determinato con il principio di cassa. 

Quali norme igienico-sanitarie devono essere rispettate?

Trattandosi di una attività svolta in locali utilizzati principalmente come abitazione privata ma dove gli alimenti sono regolarmente preparati per essere commercializzati”, l’impresa alimentare domestica dovrà rispettare una serie di requisiti igienico-sanitari contenuti in alcune regolamenti dell’Unione Europea relativi a:

igiene dei prodotti alimentari (Regolamento CE 852/2004, Allegato II, Capitolo III );

etichettature alimentari (Regolamento CE 1169/2011);

rintracciabilità degli alimenti (Regolamento CE 178/2002).

Sarà necessario applicare la normativa igienico-sanitaria, seguendo corsi di formazione come operatore del settore alimentare (c.d. OSA), nonché rispettare i principi dell’HACCP. Occorre infatti un’autorizzazione speciale da parte dell’ASL competente.

 

È possibile avviare un’impresa alimentare domestica se ho un rapporto di lavoro dipendente?

La legge definisce “artigiano” colui che svolge l’attività “in misura prevalente”, anche manuale, nel processo produttivo. Da ciò deriva che occorre correttamente intendere il criterio di “prevalenza”.

Se l’attività di social eating viene svolta contemporaneamente ad una attività di lavoro dipendente, manca uno dei requisiti dell’attività artigiana: l’attività svolta non rientrerà nella impresa artigiana e si sarà esposti alle procedure concorsuali.

Se l’impiego è  part-time, solo se esso non supera il 50% dell’orario settimanale risultante da contratto collettivo è compatibile con l’attività artigiana.